We continue to interleave the Don Rosa and Giorgio Pezzin interviews. Back to Pezzin, in Italian!
Continuiamo con l'intervista a Giorgio Pezzin del febbraio 2009, pubblicata in apertura del volume a lui dedicato per il Premio Papersera 2009. La puntata precedente è stata pubblicata su questo podcast nell'agosto 2009.
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FS: Tu leggevi molto Disney quando eri piccolo?
GP: Sì, sì, io ho letto moltissimi fumetti!
A partire da quando?
Mah, guarda, io da giovane ho letto moltissimo, per dirti: tre volte Guerra e pace! A me piacevano molto i romanzi di atmosfera, ovviamente tutti i romanzi per ragazzi, Ivanhoe, Salgari, Verne… Addirittura ultimamente ho riscoperto L’isola misteriosa di Verne…
Questa è un’edizione d’epoca o è rifatta adesso?
È rifatta da poco. Io ne avevo una più bella di questa perché aveva tutti i disegni in bianco e nero, molto illustrata, devo averla in soffitta, da qualche parte. Me lo sono riletto anche qualche mese fa, questo libro: c’è la storia di un ingegnere, che è un’idea che volevo fra l’altro riprendere…
Ce ne fu una bellissima riduzione a fumetti, quando io ero piccolo, mi pare di Caprioli; non l’hai vista?
No! Comunque, ti dicevo, io ho letto tantissime di queste storie avventurose. Di Verne sicuramente, poi Salgari, poi ho letto soprattutto i grandi, i classici: Guerra e pace di Tolstoj, Il placido Don di Šolochov (un pataccone da 600 pagine, ricordo) quindi a me proprio piaceva leggere! E poi fumetti; mi ricordo i Tex…
In quanto a fumetti, eri onnivoro o eri molto disneyano?
Leggevo volentieri Topolino; mi piacevano Blek Macigno, Il Grande Blek, questi qua; poi c’era Tex, ovviamente, ma a me non è mai piaciuto troppo, Bonelli, francamente: mi piaceva di più il comico.
E, di Topolino, qual è una storia che ti ricordi di quand’eri piccolo?
Mi ricordo “Paperino e le uova quadre”!
Ah beh, diamine, altro che!
Quella lì è l’unica storia… A me, Barks piaceva, sì, ma non badavo agli autori; ma neanche dopo, ci badavo. A un certo punto io non mi sono neanche più messo a leggere le storie di altri, per evitare proprio che mi influenzassero: non mi interessa copiare. Qualche volta ovviamente vado a guardare. Però preferivo, ecco, leggermi tutte le “cazzate”… se tu guardi la mia libreria, a parte il Signore degli anelli che è un classico, ci sono dei libri assurdi! Ad esempio questo, il libro nero del medioevo…
Cosa vuol dire “nero”?
Qui ti parlano di tutto quello che è stregoneria, superstizione. Io qui, in un segnalino, mi scrivo: Templari, notizie utili. Poi mi piaceva il Malleus maleficarum, che è praticamente una specie di libro delle streghe.
Per evocare i demoni?
No, no, è scritto da un prete, dove definiva le streghe. Tutti i nomi! Bernardo Gui, l’inquisitore…
Quello che c’è pure nel Nome della rosa?
Esatto.
Altra mia nota: “Alchimia. Spunto OK. ottimo.” Caso veramente unico nella storia della filosofia occulta, l’alchimia…
Data di nascita convenzionale: nel 1144; è la data che l’inglese Roberto di Chester (Robertus Castrensis) volle indicare al termine della sua traduzione latina di un trattato di alchimia arabo.Lo spunto qual è? Che lui in realtà traduce un libro di alchimia arabo e scopre qualcosa. Questo è lo spunto per una bella storia, capito? Allora io, vedi, mi faccio questi segnalini così e li metto via.
Poi: “Il segreto di Giovanna d’Arco”, per esempio. Ora non so neanche più perché l’ho scritta, ’sta cosa. Ecco, qui c’è un’idea.
Se da una parte Carlo era felice di aver trovato una sua sorellastra che lo avrebbe aiutato a riconquistare la corona di Francia, dall’altro doveva fare i conti con un inaspettato e gravissimo problema dinastico.Questo potrebbe essere uno spunto per una storia. Ed io li metto via.
Poi: Eresie dei Catari, Antichi libri da Oriente… voglio dire: io ho sempre comprato i libri più assurdi! Questi qua sono di religione. Qua ce ne sono altri strani: Il grande libro dei misteri risolti, Le nuove guerre, I sabotaggi, Il manuale della spia… Questo è molto bello, Il libro dei cifrari. Storia insolita di Venezia. Cioè, tutti libri che tu ti vergogni quasi a comprare, no? Ne ho tanti altri solo che adesso non mi vengono fuori.
Ecco, per esempio, questa qua è molto interessante. Sai che io facevo quelle storie della serie “La storia vista da Topolino”? Mi compravo questi manuali qua, ad esempio La vita nell’anno Mille: proprio ti spiega come vivevano. E ci mettevo qualche piccolo dettaglio che dava veridicità alla questione. Nella storia che ho fatto con Mottura, molto bella, “Il tesoro di Cnosso”, non so se te la ricordi, l’eroe, si chiama Topolineo, arriva sull’isola di Pitaca; e c’è Piplos (che è Pippo, ovviamente) che dice “Mio padre è a combattere la guerra di Troia, io sono il figlio e mio padre si chiama Acheo Pipeide”. Mi è piaciuto metter tutte queste cose qua! “C’è il Gambadakis, ha occupato la mia casa” (sarebbe i Proci con tutta la storia di Ulisse) “e vorrebbe sposare mia cugina Clarabea”; senonché lei sta tessendo il suo vestito di nozze. “Quanto ci metti”, gli fa lui, “Eh, devo ancora finire, ho già fatto un sacco di metri di stoffa, quando finirò il filo dovrò per forza sposarlo”. È bello avere dei riferimenti storici veri e, mettendoci dentro le cazzate, alla fine mi diverto io per primo!
Al ragazzino, che non ne sa niente, piace la storia; poi, quando la studia a scuola, dice “Ah, ma io mi ricordo…”
Ecco, sì! Poi ci metto dentro, per carità, anche qualche libro serio; perché ogni tanto, anche nelle mie storie, qualche riflessione c’era! Adesso in particolare qualche riflessione seria la faccio con questa storia per bambine, queste storie di Winx, che hanno il problema di fondo che le protagoniste sono delle streghe e delle fate. L’obiezione che io avevo mosso è che facciamo tutte queste storie con i ragazzi speciali, i supereroi che hanno queste capacità; e allora, per i ragazzini che non hanno queste capacità, cosa facciamo? Allora io ho girato questo problema dicendo: tutte le bambine sono delle fate potenziali. Tu, per fare la magia, devi caricarti di energia positiva. Perché anche il superpotere è un problema nel creare le storie! Perché è troppo semplice risolvere. Invece la storia nasce sempre quando c’è un conflitto e uno deve inventare un meccanismo che risolva con le sue forze. Se tu hai il superpotere, è troppo semplice. Infatti io le storie di Superman non le farei, perché se fossi Superman io farei ben altro che salvare la vecchietta! Andrei ad ammazzare il politico corrotto, piuttosto, no? Però non le puoi fare quelle cose lì… allora non si fa il supereroe. Se tu fai una fata che schiocca le dita e risolve, siamo fottuti, perché una volta che schiocca le dita è finito.
Che poi è quello che è successo a personaggi come Eta Beta, che prima avevano tutti questi poteri e poi dopo un po’ di storie ti dici: adesso dove vai?
Esatto. Ma lì, con le fate, è ancora più grave. Allora io ho inventato il meccanismo dicendo: tutte sono fate potenziali, però tu per fare la magia devi prima caricarti di energia positiva e dopo la puoi restituire. Questo però l’ho inventato io! Un Harry Potter è sterile: io non farei mai un personaggio così! (Per quanto… bisognerebbe farli così perché sono quelli che oggi vanno, no? Stranamente tutti quanti vorrebbero essere super e mai persone normali.) Allora io, nelle storie che ho fatto con le Winx, faccio che loro diventano delle reginette del rock, per dire, cioè fanno il complesso, hanno successo, i ragazzini impazziscono… poi però si accorgono che il successo prevede lavoro duro, tutti i giorni, perdi tutti quanti i tuoi affetti, non hai più tempo per seguire il moroso e il moroso s’incazza, allora alla fine si rendono conto che fare il re del rock non è così semplice!
Ho fatto un’altra storia in cui la protagonista incontra una modella. Una volta, nel nostro negozio di modellismo, mi ricordo era entrato un cliente che aveva una bellissima ragazza vicino. Non so come è venuto fuori che lei faceva la modella. “Caspita, dico, bel mestiere, sarai contenta!” “Eh, mica tanto, fa lei, perché pensa: se mi faccio un brufolo o mi sbuccio un ginocchio, perdo la sessione di foto e ci rimetto i soldi!” Per cui non è così facile come sembra, devi essere sempre a posto. Queste qui che sono anoressiche, in realtà devono mantenere la taglia giusta, se no… Allora ne è nata una storia in cui la protagonista trova una modella che è davanti a una vetrina di paste e le viene quasi un malore: “Guarda, io ho una fame incredibile ma purtroppo non posso perché il mio moroso, che è il mio agente, mi tiene a stecchetto”. E la storia si svolge che la protagonista aiuta lei a scappare e a vivere finalmente una vita normale, anche ingrassandosi un pochettino. Alla fine la storia è venuta carina, perché lei riesce a liberarla con uno stratagemma simpatico che costituisce il succo della storia. Però nella storia c’è questo motivo di riflessione.
Qui io vorrei approfittare proprio per aprire un discorso per dire: noi fumettari, se parliamo di bambini, abbiamo il dovere, secondo me, di riflettere sempre su quello che facciamo. Quindi io capisco che la storia non deve essere bacchettona, non deve essere moralista eccetera; però un po’ di morale io comunque devo darla, direttamente o indirettamente. Fare la storia in cui, per essere originali, vince il cattivo, è sbagliato, secondo me; perché il ragazzino non è come un adulto nel quale la novità che vince il cattivo è vista appunto come una novità. Per il ragazzino, che vinca il cattivo è una situazione strana, che lui potrebbe anche fraintendere, non so se mi spiego.
Sì, dipende dall’età, ovviamente.
Appunto! Io lo ho visto proprio di persona. Se guardi qua su Winx, c’è una grandissima parte della rivista che loro dedicano alle lettere di bambine. Io conosco anche la ragazza che risponde: è bravissima! Poi il sito riceve quasi un milione di visite al mese. Ti dicevo, centinaia di persone che scrivono, convinte di parlare con le protagoniste!
La versione Winx del Qui Paperino Quack di Elisa Penna!
Sì! Queste bambine ci credono; tu racconti le storie e loro sono convinte di parlare con la protagonista, quindi non è che noi stiamo facendo un discorso così, accademico, è proprio la realtà. Quindi Paperone, Paperino, quando parlano, per i lettori esistono, quindi abbiamo una responsabilità, secondo me!
Sì, responsabilità è la parola giusta!
Sì, quindi credo che dobbiamo fare delle scelte precise: l’etica, il buon senso, il lieto fine.
Le immagini tratte dai fumetti disneyani sono © Disney. Le fotografie sono © Francesco Stajano.
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