2009-08-25

Don Rosa gennaio 2008, parte 2

This is a translation into Italian of part 2 of my January 2008 interview with Don Rosa, but with the addition of several new images: page by page, one of the very first comics that Don Rosa wrote and drew! I am grateful to Gingerin Rogers for the translation.

Questa è una traduzione in italiano del secondo episodio della mia intervista a Don Rosa del gennaio 2008, ma con l'aggiunta di diverse nuove immagini: pagina per pagina, uno dei primissimi giornalini scritti e disegnati da Don Rosa! Sono grato a Gingerin Rogers per la traduzione.

Il testo introduttivo qui sotto è stato scritto nel giugno 2008.


Almeno avevo detto chiaramente nel primo post di questo blog che, conoscendo gli altri miei impegni, non avrei potuto postare molto spesso, così non mi scuso per questo. Per me questo è un lavoro fatto per passione nei confronti di Don e dev'essere fatto bene o non essere fatto per niente. Mi ci sono voluti due mesi per trovare il tempo di trascrivere, annotare ed illustrare il prossimo pezzo. Oh bè, se solo fossi in pensione....

Un suggerimento per gli stimati membri di questa piccola platea di amanti dei fumetti: caricate gli spezzoni audio dell'intervista in un angolino del vostro lettore mp3, teneteli lì ed ascoltateli più e più volte, quando ne avete voglia. L'ho fatto io stesso, con l'intervista in cuffia quando vado in bici all'università, e l'ho trovato davvero divertente! Primo, è un po' come tornare nello studio di Don con lui, che per me è sempre fantastico anche se ho già ascoltato la conversazione (o, addirittura, vi ho preso parte). Secondo, c'è sempre qualcosa in più che si scopre solamente al secondo, terzo, o quarto ascolto, o forse una parte sulla quale ci si è fatti un appunto mentale di approfondire ma della quale più tardi ci si è dimenticati. Secondo me vale davvero la pena riascoltare più volte Don.

Quando ho postato la prima parte dell'intervista in aprile, Don era appena stato operato per il distacco della retina. La bolla di gas che ne risultò ci mise molte settimane a ridursi e scomparire ma lo fece giusto in tempo per farlo partecipare ad un festival di fumetti a Copenaghen lo scorso weekend. (Ci sono fotografie dell'evento sul sito di Sigvald Grøsfjeld; per quanto mi riguarda, all'epoca ero a New York). Sono così felice che stia migliorando al punto di poter volare! Spero che la sua vista continui a migliorare e che la sua guarigione sia completa.

Andrò a trovare Don di nuovo alla fine del mese (giugno 2008). Sebbene sia abbastanza sicuro di non riuscire a finire di trascrivere l'intervista di gennaio prima di allora, se avete domande per lui sentitevi liberi di postarle come commenti su questo blog. Se me lo permetterà, gli chiederò di rispondervi a viva voce, e poi posterò le risposte in una futura edizione del podcast.

Ad ogni modo, senza ulteriori chiacchiere, qui c'è la seconda parte dell'intervista di gennaio.Scaricate l'audio in mp3 o riproducetelo direttamente nel browser usando l'applicazione in flash qui sotto.

FS: Non era una novità per te considerare le avventure di Carl Barks in termini di avventure che si sarebbero potute disegnare con altri personaggi umani, come [quelle] che abbiamo tirato fuori 10 anni fa quando sono venuto qui per il libro...

DR: Oh! già! Intendi nel senso che quando ero ancora alle scuole medie, a 13 o 14 anni, fu quando uscirono le prime ristampe dei fumetti di Carl Barks, l'edizione di Best of Donald Duck and Uncle Scrooge a metà degli anni '60, ed è quando mi ero già liberato di tutti i fumetti della mia infanzia perchè... non è il tipo di cosa che avrei fatto, ho incontrato almeno un amico che sapeva di non volersi disfare delle cose della sua infanzia, sapeva che quelle cose sarebbero state importanti per tutta la vita. Io questo non lo sapevo. Pensavo che le cose che ti piacciono da bambino, ti piacciono perchè sei un sempliciotto [ride]. Inoltre i fumetti, devo precisare, come ho detto, i fumetti alla fine degli anni '60 non erano così belli com'erano quando ero... davvero non erano altrettanto belli, anche le storie di Carl Barks non erano così belle com'erano 10 anni prima.

Inoltre stavi leggendo fumetti vecchi a causa di tua sorella, non li stavi leggendo in tempo reale.

Be’, mia sorella non comprava più fumetti, così cominciai a comprarli io; e quando iniziai a cercarli per conto mio potei vedere che i fumetti Disney non sembravano belli come prima. Però all’epoca ero interessato ai fumetti di Superman e quelli erano fumetti con... erano fumetti d’avventura e ben disegnati però avevano anche continuità... Ah, questa è sempre una cosa pericolosa di cui parlare: la gente oggigiorno pensa allo stile di continuità del fumetto Marvel, dove l’intero universo è strettamente connesso. Non era quel tipo di continuità, era semplicemente che, quando qualcosa era citato in una storia, poteva poi venire menzionato in un’altra storia, semplicemente questo! E questo per me era più interessante del modo in cui persino Carl Barks faceva un fumetto, dove un’avventura vissuta dai paperi non veniva mai più menzionata. Al contrario, in una storia di Superman, [qualcosa] come la città imbottigliata di Kandor veniva magari usata di nuovo un anno più tardi, o c'erano altri riferimenti alla Kriptonite o... di solito Superman faceva riferimento a quando fece questo, a quando tornò a Kripton con la macchina del tempo l’ultima volta. Questo mi piaceva davvero! In realtà non mi piace lo stile Marvel, duro, continuità severa, della quale i critici, almeno quei pochi, mi accusano sempre. Poichè sebbene io pensi che sappiano di essere in torto, io faccio solo.... è un po’ come Mort Weisinger, era l’editore di Superman negli anni ’50, è quello stile di continuità molto vaga, è semplicemente normale, quello che ti aspetteresti, perchè la totale mancanza di continuità in un fumetto Disney non è naturale. Pensavo che non fosse naturale perfino quando li leggevo da bambino! [Uhm, come siamo arrivati qui?] Oh, stavo parlando di come persi interesse nei fumetti perchè mi ero spostato su quegli altri così mi disfeci di tutti i fumetti con i quali ero cresciuto quando iniziai a collezionare i... okay, questa è la ragione principale per la quale me ne sbarazzai: perchè quando andai al negozio di fumetti usati, quel negozio che è sempre nei bassifondi della città, poichè mio padre era cresciuto lì lui era felice di portarmi nel ghetto o nel quartiere povero; shh, avanti, non è così male ma, sai, è veramente la parte sordida della città, sai, proprio vicino a questo negozio di fumetti c’erano le follies, come vuoi chiamarli, gli spogliarelli, gli strip bar, in tutta la zona, ma, voglio dire, lui era venuto su lì in città e quindi sapeva che andava bene portarmi lì, non saremmo stati ammazzati; non credo che mi avrebbe permesso di entrare nello strip bar ma non si sarebbe preoccupato se fossi entrato nel negozio di fumetti o nella libreria accanto. In ogni modo, la ragione per la quale vendetti i fumetti di mia sorella credo non sia perchè stessi cercando di disintossicarmi da loro ma che, quando entrai per acquistare alcuni Superman usati, scoprii che potevo averne due per uno, o meglio uno per due: portando due fumetti, potevo averne uno gratis. u così che scaricai i fumetti di mia sorella: li portavo laggiù, e poi ne ricevevo la metà in cambio senza spendere soldi! Così credo che questa sia la ragione principale per la quale diedi via i fumetti di mia sorella. In ogni modo, credo fosse il 1965, la Gold Key pubblicò il Best of Donald Duck and Uncle Scrooge. Ed effettivamente non lo vidi sullo scaffale delle nuove uscite: effettivamente lo vidi usato, aveva solo un mese, in quel negozio di fumetti usati, mentre cercavo dei Superman. E lo presi e, a meno che non mi sbagli, c’erano stampate quelle due storie: il motivo per cui catturò il mio sguardo fu che c’era Il cimiero vichingo che era la mia storia preferita di Paperino. In effetti quando diedi via tutti i fumetti di mia sorella ce ne furono due dai quali non potei sopportare di separarmi: uno era il Cimiero vichingo e l’altro era La disfida dei dollari. I miei due giornalini preferiti di Paperino!

E questo è quello che abbiamo trovato prima; così potremmo parlarne più tardi.

Già! Ma in ogni modo, il cimiero vichingo era quella che era stata ristampata e questo attirò la mia attenzione perchè era la mia storia preferita; me la guardo e vedo che dice che è la storia scelta dalla redazione o qualcosa del genere, tipo la più classica storia di Paperino; allora penso: così, ad altre persone piace quella storia? Forse sono... forse mi piaceva per più motivi di... che ero solo un ragazzino stupido. Forse era una buona storia, e avevo avuto buon gusto... e poi guardai cos’altro c’era nella pubblicazione e c’era Il segreto del vecchio castello e quella era effettivamente una storia più vecchia di quelle che aveva mia sorella, lei iniziò forse un anno o due dopo la sua pubblicazione, nel 1948, e la guardavo e... non avevo mai visto una storia di Paperino come quella! Aveva l’atmosfera di un vecchio film, faceva paura, non era “carina” ed era molto più dettagliata, come disegni, dei lavori successivi di Barks! Così portai a casa quel fumetto e quello che mi porgi qui nella rivista [pagina 29 del libro italiano su Rosa] è un esempio di... tutto quello che volevo era la gioia di raccontare da me quella storia. Ma lo affrontai in un modo strano, sai, le idee che vengono ai ragazzi, non sai spiegarle, ma pensavo che se avessi semplicemente copiato quella storia, con i miei personaggi nei miei libretti a fumetti, sarebbe stato divertente ed avrei partecipato alla narrazione della storia, sebbene stessi copiando la storia. Creavo nuove parti, ci sarebbero state parti che avrei raccontato in maniera diversa, credo che il cattivo sarebbe stato ucciso, come in un film.

Forse è un po’ come certi quattordicenni o sedicenni che, ascoltando musica veramente buona alla radio, vogliono prendere la chitarra e risuonarla e forse fare delle variazioni, così all'impronta...

Okay, certo! Ma io non lo feci mai, non mi è mai interessata la musica come il rock’n’roll, ma un sacco di gente lo faceva, volevano... solo per il puro divertimento di creare quello stesso suono, non erano troppo interessati in quel momento (questo sarebbe arrivato più tardi) a creare la loro propria musica, volevano la gioia di sentire quei suoni uscire dalle loro mani e poi questo li avrebbe spinti a dire “oh è così fantastico, se cambiassi un pochino qui, e aggiungessi questo” e poi più tardi ebbero qualche... questa [analogia] è ottima! Ma io, era coi fumetti che me la godevo.

Sono queste le cose che erano nelle agendine che tuo padre portava dall’ufficio che ora possiamo vedere ed erano solo per tuo divertimento? Nessuno le ha mai viste?

Esatto! Nessuno le vide.

Il primo a vederle sono stato io, quando stavo scrivendo il libro 10 anni fa?

Tu sei stato uno dei primi. Immagino che li avevo mostrati a Ray, ai miei amici, ai miei amici collezionisti di fumetti, avevo mostrato loro quello che facevo e tuttavia nessuno si è mai fermato a guardarne uno da cima a fondo.

Glieli avevi mostrati come: “Ecco, dacci un’occhiata” sfogliando le pagine o glieli avevi dati e “ridammeli la prossima volta”?

No, nessuno li ha mai letti. E sono sicuro che quelli che facevo a otto o nove anni fossero impossibili da leggere. Voglio dire, per me avevano un senso perchè sapevo cosa stava succedendo. E se li guardo ora forse posso farmi un’idea su dove stavo andando a parare e forse li posso capire ma se ne guardo alcuni non avrei idea di com’è la storia perchè, sai, non è spiegato chiaramente.

L'intervista prosegue più sotto. Ma qui, in anteprima mondiale, eccovi per intero uno di questi giornalini disegnati da Don quando era bambino! Fa una tenerezza incredibile... non credo che ci siano molti altri fumettari Disney che ci abbiano fatto vedere i goffi ma entusiastici disegni che facevano quando sapevano a malapena leggere e scrivere...

The interview continues below. But here, as a world first, in its entirety, is one of these booklets that Don did when he was a little kid! It's incredibly cute... I don't think many other Disney comics artists ever showed us the clumsy but enthusiastic drawings they did when they were barely able to read and write...

Notare lo scudetto "DR" nella pagina di apertura della storia. Lo ritroveremo anche sulle copertine degli altri albi, fin dai più antichi.

Note the "DR" shield in the splash page of the story. We'll encounter it again on the covers of all the booklets, even the oldest ones.

E questa era la prima storia. Naturalmente il giornalino aveva più storie! Finché non finivano le pagine.

And this was the first story. Of course the comic had more stories! Until it ran out of pages.

Notate come le storie siano inframmezzate da pubblicità, ad esempio per gli involontariamente esilaranti "caned beans", errore di ortografia per "canned beans" che suona come "fagioli bastonati" invece che "fagioli in scatola"; questo perché, come egli mi raccontò, in televisione c'erano sempre le pubblicità fra una storia e l'altra e quindi Don pensava che questo fosse il modo in cui si dovessero raccontare le storie!

Note how the stories are interspersed with ads (for the unintendedly hilarious "caned" beans, for example...)---because, as he told me, on TV there were always ads between the stories so he thought that that's how stories had to be told!

Si noti l'eufemismo che il bambino beneducato usa in luogo dell'imprecazione regolamentare... Lo fa ancora!

Note the euphemism used by the polite little boy instead of the regular swear word... He still does!

Questa del pollo fritto, come quella dei fagioli bastonati, dovrebbe risultare familiare a chi, a suo tempo, lesse il nostro libro...

That fried chicken one, like the one of the caned beans, should be familiar to those who read our book at the time...

Ed eccoci qui alla fine di questo storico documento! Grazie ancora a Don per avermi aperto i suoi archivi. Ecco Don che esamina da vicino il volumetto che stavo fotografando, sul tavolino del suo "caveau dei fumetti". Quale pagina sta guardando? Chi sarà l'occhio di lince che per primo ce lo dirà nei commenti? :-)

So we got to the end of this historic document! Thanks again to Don for granting me access to his archives. Here is Don scrutinizing the booklet I was taking pictures of, on the small table of his "comics vault". What page is he looking at? Which eagle-eyed blog reader will be first to tell us in the comments? :-)

...ed ora torniamo all'intervista.

...and now back to the interview.

Ma già, mio padre portava dall’ufficio questi registri bianchi, erano come diari, agende giornaliere, ma il fatto era che le pagine erano bianche invece che rigate, vedi, non c’erano righe sulle pagine così ogni pagina era vuota ed era già un libro rilegato così era divertente poter mettere... avevo iniziato dapprima a farlo su fogli separati che poi univo assieme ma non credo di aver avuto una cucitrice, credo che li cucivo assieme.

Li abbiamo visti, alcuni erano cuciti, già!

Erano cuciti con filo di lana, nemmeno con filo normale! Ma poi mio padre mi mostrò uno di questi libri e da quel momento ho usato questi registri vuoti ed era come quei Big Little Books che avevamo in America, che erano dei fumetti ma con una sola illustrazione per pagina. Erano piccoli, non erano libri di grande formato, così c’era una vignetta per pagina, ma erano libri grossi, devi spiegare che non erano libri sottili come un fumetto, erano grandi, grossi, centinaia di pagine. Così feci un libro col Cimiero vichingo con i miei personaggi e un po’ dei miei personali colpi di scena e poi feci un altro libro col Segreto del vecchio castello con i miei personaggi e forse un paio di scene extra e così via.

Bene. Così, abbiamo iniziato tutto questo viaggio a ritroso nel tempo perchè volevamo parlare di te che arrivavi al Figlio del Sole, giusto?

Okay.

Così abbiamo visto la prima versione del Figlio del sole, poi hai fatto Lancelot, poi hai avuto un altro...

La prima versione era a scuola [nel giornale]; eravamo arrivati al punto in cui stavo preparando il terreno per raccontarla e poi mi dissero che non la volevano, così rimasi fuori per il resto di quell’anno; era il secondo semestre del penultimo o ultimo anno delle superiori. E poi, nel semestre successivo, c’era un nuovo direttore! Così tornai e dissi: mi piacerebbe fare le vostre vignette satiriche e mi piacerebbe fare una striscia a fumetti; e quella volta dissero “okay”! Questo era un direttore non troppo serio: voleva essere un tipo diverso di direttore. Forse il primo voleva essere il tipo direttore interessato all'editoriale e quindi aveva una prospettiva molto più seria per quanto mi riguarda; e questo nuovo direttore era più generalista, tipo “metti insieme un giornale piacevole”, perchè ci sarebbero dovute essere parti con commenti seri alle notizie e poi notizie serie e forse qualcosa di inutile...

Ora, solo per curiosità, ti ricordi chi fossero queste persone?

Certo!

Sai se abbiano mai saputo che stavano coltivando il Don Rosa che sarebbe diventato famoso in tutto il mondo?

No! Tuttavia c’è una cosa divertente: non ho più sentito nulla dall’Università del Kentucky! E immagino che qualcuno abbia fatto loro notare che una delle storie di Zio Paperone apparentemente più famose al mondo, la mia primissima storia (e la mia carriera, comunque la si voglia definire, nacque da lì), venne pubblicata per la prima volta sul loro giornale. Immaginavo che quei giornalisti ventenni l'avrebbero trovata una storia interessante e che avrebbero voluto intervistarmi, specialmente al giorno d’oggi in cui si ritiene che i fumetti siano di moda. Sebbene non molta gente li legga, sono ancora considerati di moda ed un affare: tutti i film su Superman e Batman e L’Uomo Ragno... naturalmente io non faccio l’Uomo Ragno, io faccio questo cavolo di Paperino! Che è probabilmente quello che [pensano]; se qualcuno mai glielo mostrasse, direbbero: “Paperino! Chi vuole leggere questa roba!” Sai, in America, nessuno legge quel tipo di fumetti o addirittura sa che siano mai esistiti. Ma mi sorprendo che nessuno dal Kentucky Kernel, così era chiamato, un gioco di parole, è un chicco o granello di informazione ed è anche il Kentucky Colonel c-o-l-o-n-e-l (colonnello) [invece che] k-e-r-n-e-l (chicco, stessa pronuncia, NdT)...

Quello del Kentucky Fried Chicken (Pollo Fritto del Kentucky)?

Già, il Colonnello Sanders è un’imitazione di un vecchio Colonnello del Kentucky. Poi c’è il chicco, come un chicco di mais, di informazione; in ogni modo sono sorpreso che nessuno abbia mai voluto intervistarmi al riguardo.


I personaggi Disney sono © Disney. I personaggi non Disney sono © Don Rosa. Le fotografie e l'intervista sono © Francesco Stajano. La traduzione dall'inglese all'italiano è © Gingerin Rogers ed è anch'essa rilasciata sotto la stessa licenza Creative Commons (BY-NC-ND) del testo originale.

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