2010-06-15

Giorgio Pezzin febbraio 2009, parte 4

We continue to interleave the Don Rosa and Giorgio Pezzin interviews. Back to Pezzin, in Italian!

Continuiamo con l'intervista a Giorgio Pezzin del febbraio 2009. Le puntate precedenti sono qui: 1, 2 3.

Questa è senz'altro la parte dell'intervista a cui più sono affezionato. Per me l'intervista ideale è appunto quella che riesce a creare l'atmosfera che riporta il protagonista all'entusiasmo che aveva dentro quando ha creato i suoi capolavori.

Come sempre potete scaricare l'audio in formato mp3, magari per ascoltarlo sul vostro lettore portatile; oppure, se avete il plugin di flash, potete ascoltarlo direttamente dal vostro browser utilizzando il player incorporato qui sotto nella pagina stessa.

FS: Quando avesti questo primo incontro con Gentilini, mi hai detto che gli raccontasti un sacco di storie che avevi in testa. Te le inventasti sul momento?

GP: Francamente non mi ricordo bene, però durante quei due anni che aspettai avevo, si vede, messo giù tante idee che ora avevo pronte nel cassetto. Gentilini mi fece un’ottima impressione. Loro hanno visto questo mio entusiasmo. Devo dire che sono anche capitato nel momento giusto, perché allora Martina produceva molto di meno. Ah, poi è successa un’altra cosa che mi ero dimenticato. Io all’inizio avevo a che fare con il filtro di Dalmasso. Quando io ho fatto questa prima storia, loro evidentemente avevano bisogno di storie e quindi mi hanno preso anche questa (distruzioni a catena). Ora io non ricordo molto bene per cui magari sovrappongo le date, però insomma io poi ho preparato molte altre storie, ma dovevo passare attraverso Dalmasso, il quale me ne ha rifiutate moltissime!

Comprese queste con Paperoga?

No, queste qui forse non ancora. Però diciamo che c’erano molti spunti, in quelle rifiutate, che io poi ho ripreso. Quelle di Paperoga forse no perché sono nate proprio da una specifica esigenza di Cavazzano: “Disegnamo un sottomarino”, gli piaceva molto disegnare l’avventuroso, avrebbe voluto fare questo. Allora cercava qualcosa, delle storie che lo richiamassero: il bombardiere… Quelle rifiutate da Dalmasso erano probabilmente le sabbiature a domicilio, gli iceberg volanti…

Ma gli iceberg volanti è una storia tecno-cavazzanesca!

Sì, sì, però io quegli spunti là li avevo già avuti in mente e li avevo proposti a Dalmasso. E Dalmasso me li ha bocciati tutti, non ho capito perché. Allora io mi sono dedicato per un bel periodo all’università, due-tre anni, finché Dalmasso è morto, mi dispiace dirlo, o è andato in pensione, ma mi pare proprio che sia morto2. E io ho tirato un respiro di sollievo, mi dispiace dirlo però è così. Allora cosa ho fatto? Giorgio, mi pare, ha detto “Guarda che è morto Dalmasso, torna a vedere”. Perché io avevo proprio smesso di lavorare! Cioè, di lavorare: non avevo mai veramente cominciato, avevo fatto giusto un paio di storie. E allora vado lì con tutte le storie che mi avevano praticamente bocciato, torno su a Milano, mi ricordo un altro colloquio con Gentilini dove fui proprio un fiume in piena! Chiaramente loro: “Pezzin, vada e si metta a farle” e da quel punto lì sono partito in grande.

Queste storie le portavi come soggetto e basta? Non c’era una sceneggiatura?

Come soggetto solamente. Ormai avevo imparato come si faceva perché Dalmasso mi aveva… rotto le balle non poco, insomma! Poi contemporaneamente eravamo partiti con Cavazzano dicendo che ci sarebbe piaciuto fare qualcosa insieme di nostro, di diverso da Disney, e allora abbiamo fatto Capitan Roger, abbiamo fatto Smalto e Jonny, anzi prima Walkie e Talkie, per primo, poi Oscar e Tango per il Messaggero, che comunque erano belle avventure: lì mi sono proprio fatto le ossa nella tecnica, perché erano storie di 5–6 pagine in cui c’era tutto, l’inizio, l’idea, la presentazione, il succo e poi c’era il finale.

Smalto e Jonny: Massacro, 1976.

E pure queste dovevano venire approvate a livello di soggetto oppure le portavi già finite?

No, le portavo praticamente già così. Oddio, magari raccontavo due-tre righe tanto per dire cos’era.

Ma le portavate già disegnate o almeno la sceneggiatura prima?

No, prima la sceneggiatura. Poi Il Mago, lì non c’era una redazione, non c’era una critica. Per il direttore, tu eri il responsabile. C’era una mentalità più giornalistica, “Tu sei l’autore e fai quello che vuoi sotto tua responsabilità”. E anche nostra proprietà, perché erano storie che rimanevano a noi. Completamente diverso dalla Disney. Io non sapevo che non si poteva fare, di lavorare al di fuori della Disney; l’abbiamo fatto e basta.

Smalto e Jonny erano grandi!

Eh, sì! Infatti quelli sono l’unico personaggio che forse Giorgio riprenderebbe volentieri, secondo me.

Ma Giorgio non disegna più in quel modo, ormai; sono legati a quel modo di disegnare.

Ma no, lui sarebbe in grado di fare anche meglio secondo me. Io ho visto per esempio anche adesso ultimamente, Giorgio ha un’abilità che è veramente impressionante.

Questo non ci piove! No, io dico, è evoluto, il suo stile, non disegna più in quel modo.

No; però, volendo, potrebbe fare di meglio, secondo me. Infatti ne avevamo parlato, tempo fa, sarebbe bello rifare, però… Lui ormai è veramente uno arrivato, guadagna molto bene, penso che non ha neanche interesse. Però a me piacerebbe…

Don Ferdinando Caciolaro!

Mi ricordo Don Dindanez, di Walkie e Talkie. Mi piaceva inventare i nomi! Per me è sempre stata una mania, quella lì. Su una storia di angurie esplosive, di Messico, c’era il padrone della fazenda che si chiamava Don Dindanez, era bellissimo. Poi mi ricordo Strüdel von Üvette…

…sempre di Smalto e Jonny!

Strüdel von Üvette e poi c’era questo Caciolaro oppure… Ma ce ne stanno! Ah, anche l’altro, Mde Jallah Mde Mde, ti ricordi, e poi c’era quello, innumerevoli, “e dopo tutti questi innumerevoli…” Ciò, mi sono divertito! Anche quell’altro, lì… Ah, ce ne sono di belli! Per me è stato proprio un divertimento!

Smalto e Jonny: Mirage, 1976.

Quello quando si devono camuffare da rivoluzionari e allora devono essere torturati con molto realismo

Ah, sì sì sì, bellissima… “Sì, ma con molto realismo, mi raccomando!” Beh, ecco, quelle robe là mi vengono proprio da gasamento, secondo me. Questa è una capacità che ho, non è voluta. Io a scuola ero proprio il casinaro, quello che durante le lezioni faceva le battute, e le battute però funzionavano, perché si mettevano a ridere anche i professori! Io poi durante l’intervallo intrattenevo i ragazzi, i miei amici, facevo le battute, come faceva Walter Chiari, per dire. Mi ricordo una volta che ci fu lo sciopero dei professori: alla prima ora, sciopero dei professori tutta la giornata. Noi non potevamo uscire perché dovevamo restare in classe. Allora sono salito in cattedra e sono stato cinque ore a sparare cazzate, con una classe di 36 persone! A un certo punto alle undici e mezza è entrato il bidello perché credeva che la classe fosse vuota. Non si sentiva volare una mosca! Erano tutti là a bocca aperta e io che raccontavo, imitavo i professori, cagate… e quindi questo crescendo, anche nelle storie è così!

Smalto e Jonny: Guerrilleros!, 1976.

E poi con Cavazzano era bello: per esempio andavamo a Milano, e allora in treno: “Sarebbe bello fare una storia così!”, e lui: “Sì, Ha Ha!” Poi Cavazzano ha un modo di ridere talmente …che fa ridere, cioè, no? Proprio! Allora io, sentendo lui che rideva, mi veniva… Alla fine, sai che non riuscivamo più a smettere? Qualsiasi cazzata dicevamo, era una roba…! E la gente che era in scompartimento con noi, prima ci guardava strano, e dopo cominciavano a ridere pure loro! Guarda, non è una balla quello che dico: noi arrivavamo a Milano ed eravamo sganasciati, proprio! E dopo, queste cose qua ovviamente andavano nelle storie. Devo dire che, quando tu inventi una cosa da ridere, ti fa ridere un momento, ma poi mezz’ora dopo dici “Ma che cagata è questa? ” Invece con Giorgio, no. Anche un personaggio banale, secondario, diciamo inutile, con la sua capacità di disegnare diventava divertente, proprio veniva comico! Certe cose, anche per esempio un tizio messo così, con le braghe strane, ti predispone, no? E dopo basta che io ti dia una spintarella che tu sei già predisposto ed è tutto più facile. Quindi veramente io non ho più trovato un altro così.

Ecco, giusto De Vita, devo dire, Massimo De Vita. Cavazzano era bravissimo: secondo me resta assolutamente il migliore. De Vita, però, anche lui era molto bravo. Anche lui prendeva la mia idea e la migliorava. Io ho sempre aspettato con ansia che uscisse la storia per vederla perché la vedevo diversa, cioè la vedevo migliorata. Con Cavazzano sicuramente, e anche con De Vita.


Le immagini tratte dai fumetti di Smalto e Jonny sono © Cavazzano+Pezzin. Le fotografie sono © Francesco Stajano.