Mentre scrivo questa introduzione (luglio 2009), Don Rosa è appena ricomparso online quale estremamente gradito ospite sul forum del Papersera. La lingua ufficiale del forum è l’italiano ma, fortunatamente, questo non sembra impedire l’interazione. Con la chiusura, seppur non ufficiale, della DCML è bello avere di nuovo un posto pubblico online dove Don e i suoi fan si possono incontrare.
In questo episodio torniamo a discutere dei giorni pre-Disney di Don. Abbiamo già parlato del suo primo personaggio, Lancelot Pertwillaby, che apparve nel giornale degli studenti dell’Università di Don. Alcuni anni più tardi, mentre Don lavorava nella ditta di piastrelle e pavimenti fondata da suo nonno Gioacchino (Keno), Lancelot ebbe una seconda serie di avventure come improbabile supereroe, questa volta in un vero quotidiano.
Come sempre potete scaricare l’audio in formato mp3 e ascoltarlo sul vostro lettore portatile. oppure, con i giusti accrocchi, potete ascoltarlo nel vostro browser usando l’applet qui sotto.
FS: Vogliamo tornare ai tempi dell’inizio del tuo...
...del mondo!
FS: Be’, pensavo di aver già suggerito l’inizio del mondo e tu poi sei andato indietro a prima che il mondo esistesse! [ridiamo entrambi] Mi pare di aver iniziato riportandoti a come riuscisti a far pubblicare la tua prima storia dalla Gladstone, il Figlio del Sole, ma poi siamo tornati indietro alla preistoria, a Lancelot Pertwillaby e così via. Così stavamo arrivando a questo e stavamo dicendo: Ok, sei riuscito a fare la prima versione del Figlio del Sole, con Lancelot, nel tuo giornale universitario; e poi, penso prima di andare a pranzo, ti stavo chiedendo della seconda serie di Lancelot con Capitan Kentucky, e di quello non abbiamo ancora parlato; e poi, dopo questo, saremmo arrivati a quando scopristi la Gemstone.
OK. OK. Così, non ne avevamo parlato per quel libro [1997]?
FS: Già, già, è per quello che ho detto che domando scusa se ti sto chiedendo cose che ti ho chiesto un milione di volte dieci anni fa. Perché ora la gente le può sentire direttamente dalla fonte.
Oh, Oh, ho capito, ok! Bene, cos’è successo dopo che avevo fatto il lavoro delle fanzines? L’ho fatto [dal] 1974 fino a circa il 1978 e poi, circa nel 1979, il caporedattore dei servizi speciali del principale quotidiano locale mi chiamò. Ero già noto come un eccentrico locale, una personalità locale, vignettista, collezionista di fumetti, sai, avevano fatto degli articoli su di me ogni tanto. Ad ogni modo, disse che voleva un fumetto settimanale sul giornale. Ed io ero la prima persona a cui aveva pensato. Mi chiamò e mi disse che avrei potuto fare tutto ciò che volevo, avrei potuto suggerire tutto quello che volevo, vedere se gli piaceva, e lui voleva una striscia settimanale. Mi vennero in mente due idee. È tutto quello che disse: “Suggerisci qualche idea!” Subito seppi che volevo che fosse... doveva essere del posto, volevo farla locale e avrei usato gente reale e posti veri; e pensavo che avrebbe dovuto essere una di queste due cose: o un investigatore, come una parodia di Sherlock Holmes, che avrebbe coinvolto personalità locali e misteri, oppure che era più facile fare un supereroe, sembrava che ci sarebbe stata più azione.
FS: Che tipo di giornale l’avrebbe pubblicata?
Era per il principale quotidiano di Louisville, The Courier-Journal. Effettivamente per The Louisville Times che era l’edizione pomeridiana mentre il C-J era l’edizione mattutina. Entrambi i giornali erano di proprietà della famiglia Bingham. Se stavi ascoltando attentamente ieri sera [quando siamo andati in città per assistere alla Tempesta di Shakespeare], sono sicuro che non lo ricordi ma la signora che scese in teatro ed annunciò gli spettacoli disse “Grazie alla fondazione Barry Bingham” che ha contribuito a sponsorizzare lo spettacolo. Barry Bingham era l’editore di entrambi i principali giornali locali . E la sua edizione del mattino C-J era uno dei principali giornali a livello nazionale. Credo che a volte fosse considerato come uno dei cinque o sei giornali più prestigiosi del Paese. In ogni modo, era un quotidiano importante, non come certi [giornali] di interesse solo locale. E questa era la loro rivista Scene, una specie di sezione Divertimenti nel giornale del sabato. Una rivista: su carta di giornale ma con lo stile di una rivista, pagine pieghevoli, articoli su film, cucina, televisione e interessanti articoli sul modo di vivere e tutto; e poi lui voleva avere una pagina di fumetti con vignette nazionali interessanti di ogni tipo, come THE FAR SIDE di Larson ed altre strisce nazionali che lui sceglieva in quanto uniche e diverse; e lui voleva una striscia a fumetti del posto così mi chiamò. E così proposi una striscia con un supereroe; ma suggerii anche, non perché personalmente volessi più spazio, ma dissi: una volta alla settimana, deve essere come una pagina domenicale. Se è solo una volta alla settimana, non possiamo concludere nulla in una minuscola striscia settimanale, perché non avevo intenzione di fare gags, sarebbe dovuta essere una storia a puntate. E lui, senza esitazione, disse: “Certo!”, e mi diede mezza pagina nel giornale e io mi inventai Capitan Kentucky. Ed era un supereroe da ridere, ed era di nuovo Lancelot Pertwillaby, voglio dire che non c’erano riferimenti al vecchio Lancelot Pertwillaby, avevo solo immaginato che sarebbe stato divertente se avessi usato lo stesso personaggio. Un motivo per cui era divertente era che lui era me. I lettori non sapevano che ero io ma era divertente disegnarmi in quelle storie di avventura. Per esempio immagino che fosse divertente disegnarmi in quei Pertwillaby Papers che consideravo come se fossero un’avventura di Zio Paperone. Ero il protagonista di un’avventura di Zio Paperone! E’ difficile immaginare che fossi io guardandomi adesso, ma è come apparivo a quell’epoca.
FS: Così, è diventato te al passaggio a Capitan Kentucky o era veramente te già ai tempi di Lancelot, ai tempi dell’università?
Oh certo, dal primo episodio dei Pertwillaby Papers nel 1972, mi disegnavo come Lancelot Pertwillaby, già!
FS: Lo facevi apposta come te?
Certo! Ma nessuno sapeva che ero io, era solo uno scherzo per me stesso. Solo per il divertimento di farlo. Certamente non lo stavo facendo perché pensassi di essere bello! Perbacco no, capelli rossi e occhiali spessi... era solo divertente da fare. Inoltre, sembra poco verosimile come eroe! Non è la persona che fai diventare l'eroe di un fumetto. Quindi un personaggio del tipo di Woody Allen. Questo è il motivo per cui Woody Allen mette se stesso nei suoi film: perché non sembra affatto un eroe, quindi è un eroe da ridere.
FS: Quando ti ho fatto visita otto anni fa nel 2000...
... tu pensavi che io fossi Woody Allen!
FS: No, pensavo che tu fossi Capitan Kentucky! Perchè avevi tirato fuori il costume e avevi il mantello e tutto il resto, ce l’hai ancora laggiù, credo...
Mi fai ricordare che ho una copia di Scene, è divertente che non l’abbia notata lì mentre frugavamo in quella catasta ieri sera... sono sulla copertina di Scene col mio costume di Capitan Kentucky, ma pelato... come ora. Lo hanno fatto un paio di anni fa.
FS: Quel costume da Capitan Kentucky è qualcosa che hai fatto dopo che era tutto finito o mentre era in corso di pubblicazione?
Oh, Oh, mentre era in corso! Già! Mia moglie lo preparò ed io feci alcune apparizioni personali in televisione o ad eventi speciali nei panni di Capitan Kentucky. Ne ricordo una, stavano facendo una serie speciale di spettacoli TV, credo fosse un canale locale, era uno dei loro anniversari, trentesimo anniversario o qualcosa del genere, e così avevano invitato un sacco di celebrità e personalità locali come ospiti. Ed io ero alla stazione [televisiva] aspettando di andare in onda e c’erano dei gruppi di ragazzine, ragazzine di sette od otto anni, e stavano per andare in scena a cantare, ed io ero lì nel mio costume da Capitan Kentucky... Ora, devi sapere che parte del costume, il mantello, era una bandiera del Kentucky, che secondo me era proprio bella perchè la bandiera del Kentucky è una delle poche bandiere di uno Stato USA che ha una frangia intorno, una frangia d’oro vecchio stile, nappe tutto attorno. Così sarebbe stato divertente indossarla come mantello. Ero l’unico supereroe con un mantello che aveva delle nappe intorno! Così stavo lì, aspettando di andare in onda, e questa minuscola bambina si volta a guardarmi e dice “Quel mantello che indossi... è una bandiera del Kentucky?” Dissi: “Certo! Sono Capitan Kentucky!” Lei disse: “Non è irrispettoso?” [Entrambi ridiamo!] Allora dissi: “Ah, uhm, ehm... scusami! Dov’è la finestra...”[Proprio in quel momento, un uccello si spiattella sul vetro di una delle finestre dello studio (!!) e poi se ne vola via un po' perplesso.] Un uccello ha colpito la finestra! Ecco quello che ho fatto, sono volato via, così!
FS: Hai anche beccato la finestra?
Già, ho preso la finestra, scappando da una ragazzina!
FS: Si addice a Capitan Kentucky, direi...
Le immagini di questo articolo sono © Don Rosa. Ho ricevuto le copie firmate dei tre volumi della Collezione di Capitan Kentucky da Don stesso quando lo incontrai nel 1996 mentre scrivevo il libro su di lui (Don Rosa e il Rinascimento disneyano) con Leonardo Gori e Alberto Becattini. La foto in bianco e nero di Capitan Kentucky che vola sopra quella che credo sia Louisville appare sul retro del secondo volume. La tavola in cui Lancelot Pertwillaby acquista i superpoteri ma non se ne rende ancora conto è quella che apre il terzo episodio (di 150) di Capitan Kentucky. La traduzione dall'inglese all'italiano è © Gingerin Rogers ed è anch'essa rilasciata sotto la stessa licenza Creative Commons (BY-NC-ND) del testo originale.
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