2009-08-15

Giorgio Pezzin February 2009, part 1

The interview with Don Rosa is far from over but we now interleave it with another one. This is the first part of my February 2009 interview, in Italian, with the famous Disney (and non-Disney) author Giorgio Pezzin, to whom in May we awarded the Premio Papersera 2009. (An English translation may some day appear here too, but no promises yet.)

Nel febbraio 2009 ho avuto il piacere di fare visita a Giorgio Pezzin, il geniale autore di alcune fra le storie più demenzialmente divertenti mai comparse su Topolino, e di conoscere la sua moglie nonché fedele compagna di avventure e a volte anche coautrice Manuela Marinato. Che bella coppia! Affiatati, innamorati e simpaticissimi.

Nell’intervista che segue, pubblicata in apertura del volume che abbiamo dedicato a Pezzin per il Premio Papersera 2009, abbiamo rivisitato i momenti più significativi della quasi quarantennale carriera dell’autore, a partire dal fatidico incontro con Cavazzano ai tempi del liceo dal quale nacquero le indimenticabili storie con Paperino e Paperoga nonché numerose serie extra-disneyane. Abbiamo poi parlato dei suoi lavori con De Vita nonché delle serie Winx e Colleverde alle quali Giorgio attualmente lavora dopo la conclusione del suo rapporto con la Disney. Questo ci ha dato lo spunto per esplorare la filosofia di fondo con cui egli costruisce le sue storie e si pone di fronte ai suoi giovani lettori.

Come è consuetudine per questo podcast, potete scaricare l'audio in formato mp3 di questa prima fetta dell'intervista, magari per ascoltarlo sul vostro lettore portatile; oppure, se avete i plugin giusti, potete ascoltarlo direttamente dal vostro browser utilizzando il player incorporato qui sotto nella pagina stessa.

Per cominciare, Giorgio mi mostra una libreria piena di fumetti in cui ciascun giornalino contiene almeno una sua storia. Gli chiedo quale sia il più antico e tira fuori il primo fascicolo della lunga fila dei Topolini. Iniziamo allora a parlare del suo esordio nei fumetti.

GP: Io dovevo lavorare con Cavazzano, fare il ripassatore; ho provato ma poi ho detto “Guarda, non ho tempo” perché io dovevo anche studiare, non potevo fare anche questo.

FS: Eri al liceo in quel periodo, giusto?

Praticamente ero al primo anno di università, perché mi pare fosse il 1968. Allora io dico: “Provo a scrivere una sceneggiatura”. Io non sapevo che bisognava scrivere prima il soggetto! Ho fatto la sceneggiatura e l’ho spedita a Gentilini.

Ti ha aiutato qualcuno a metterla insieme?

No, ho fatto una fatica terribile. Avevo visto una sceneggiatura che Cavazzano mi aveva prestato. (Non credo che fosse di Cimino perché Cimino le disegnava lui.) Allora io, sulla base di com’era scritta quella, ho fatto la mia. È stato veramente un parto! Poi l’ho spedita, così, e non ho più avuto notizie. I particolari non me li ricordo più, però mi ricordo che dopo due anni mi hanno risposto.

E questa era la visita distruttiva?

No, era le distruzioni a catena, questa storia qua!

Il fascicolo TL 736 (1970) che pubblica la prima storia sceneggiata da Pezzin.

Non quella di Cavazzano. E mi arriva una letterina della Disney che dice “Abbiamo visto una sua sceneggiatura e il direttore ha deciso di ricompensargliela con ottantamila lire”. Io sono rimasto a bocca aperta!

Era tanto o poco?

Era tanto! Perché mio padre penso che guadagnasse cento o duecentomila lire al mese, fai conto. Per cui ottantamila lire era una cifra enorme!

Per uno studente, poi!

Si, caspita! Mi dicono: “Se viene a Milano, magari possiamo anche incontrarci”. E così sono andato a Milano, mi sono messo il vestitino bello, sai, proprio il classico ragazzino perbene (l’ho scritto anche sul mio sito) e lì mi ricordo che mi ha ricevuto Gentilini insieme all’Elisa Penna.

E tu avevi 18 anni?

Io avevo 18 o 19 anni. C’era Gentilini seduto e la Penna in piedi dietro di lui. Mi guardavano come se fossero papà e mamma, sai? Io ero proprio il classico…

…stile prima comunione…

…avevo addirittura un vestitino col panciotto, una cosa che adesso non si usa più, era roba proprio di altri tempi! Io raccontavo a loro le storie che avevo in mente ed ero talmente infervorato mentre raccontavo che loro secondo me hanno apprezzato proprio questo mio entusiasmo, che adesso poi io vedo magari in altre persone. È stata una cosa così. Poi, grazie al fatto che mi disse “Me ne faccia delle altre!”, allora poi abbiamo fatto quelle cose con Cavazzano.

E quella prima storia fu dunque questa che mi stai facendo vedere, di Gatto, delle distruzioni a catena? Perché in tutti i resoconti, non so se persino sul tuo sito, si dice che quella che fece l’anticamera per tanti anni fu invece la visita distruttiva.

I TL 947-A, Paperino e la visita distruttiva, 1974.

No, quella fu la prima con Cavazzano!

Epppure, nella tua scheda su quel libro dei Disney italiani, quello giallo di Boschi, Gori e Sani, è scritto: “la prima fu spedita a Mondadori nel 1968 ma una risposta arrivò solo 2 anni dopo e fu pubblicata nel giornale nel 1974, Paperino e la visita distruttiva.”

No, è sbagliato, un errore di titolo. Io ho sempre pensato questo perché questa qui è una storia che parla di visite, di distruzioni a catena.

I TL 736-B, Paperino e le distruzioni a catena (1970).

Paperino e le distruzioni a catena, disegni di Luciano Gatto, comparve il 4 gennaio 1970. Quindi erano giustamente 2 anni dopo, perché 1974 sarebbero stati sei anni dopo, bella differenza. E tu Gatto non sapevi nemmeno chi fosse?

No, non sapevo chi fosse. Io addirittura mi ero anche dimenticato della storia perché ormai, passati due anni, figuriamoci… Infatti io poi ho cominciato a lavorare e le mie storie sono uscite dopo, nel ’72 mi pare. Adesso io gli originali non li ho più, anche perché io non ero convinto di fare il fumettaro: pensavo a fare l’ingegnere, un domani, quindi non ci badavo più di tanto a tenere un archivio o cose del genere. Mio papà ci rimase un po’ male…

Tuo papà era pure lui ingegnere?

No, no, mio papà era orologiaio, un artigiano! Aveva un banchetto in casa dove riparava gli orologi. Mio papà, dicevo, c’è rimasto un po’ male, devo dire, secondo me…

Che tu sia passato a fare il fumettaro?

Beh, questo sì, sicuramente; ma sicuramente è rimasto male del fatto che io ho preso ottantamila lire facendo una storia a fumetti!

È rimasto un po’ invidioso! “Io mi faccio il mazzo facendo la persona seria…”

Eh sì! Io alla fine guadagnavo parecchio di più di lui facendo fumetti perché facevo 5 fumetti al mese! Facevo Topolino, poi Walkie e Talkie, poi Smalto e Jonny, poi lavoravo per Bonelli… Ma mio padre avrebbe desiderato molto di più che facessi l’ingegnere serio.

E come avevi scelto l’ingegneria edile?

Io in realtà nel 1968 mi volevo iscrivere ad architettura perché io ero bravo a disegnare, mi piaceva creare, mi sentivo creativo, quindi l’idea mia era di fare architettura. Sono andato a iscrivermi e ho trovato il casino del ’68! Mi ricordo che c’era un’assemblea in cui sono andato anch’io. E c’erano i collettivi, “Occupiamo!”, e io sono intervenuto in assemblea e ho detto: “Ragazzi, a me va bene tutto, però io devo laurearmi, devo sbrigarmi, mio padre è un artigiano, qua cosa pensate di fare? ” Mi hanno preso di peso e buttato fuori! Non ci doveva essere una voce dissenziente. Beh, allora vado a ingegneria.

Torniamo a queste storie con Cavazzano dell’inizio della tua carriera. Ci sono delle battute favolose qui! Rileggiamoci queste tavole…

[Questa parte venne abbreviata per la stampa nel libro, perché solo per iscritto non avrebbe reso bene, ma invece è qui in tutta la sua gloria nella versione audio: misi sotto al naso a Giorgio delle riproduzioni di queste due tavole, che sono fra le mie favorite di sempre e che da oltre quindici anni tengo appese alle pareti del mio ufficio; e gli chiesi di leggermele, dalla viva voce dell'autore. Tengo a precisare che proprio sulla base di questa mia predilezione (o forse meglio venerazione!) per queste due specifiche tavole abbiamo intitolato il libro "Tanto gli strumenti sono solo dipinti".]

I TL 1007-A, Paperoga e il peso della gloria, 1975

I TL 1050-C, Paperoga e l’isola a motore, 1976

Questa è grandiosa! Ma queste battute, come ti venivano? Erano un limare e rifinire o era tutto spontaneo?

No, no, spontaneo, spontaneo!

E poi le provavi su qualcuno e tenevi quelle buone?

No, no, mi sono sempre fidato del mio giudizio: se una cosa mi piace…

Una storia come questa è tutta giocata su queste battute; un po’ di trama c’è, ma la storia è brillante per le battute. Come la costruivi, una storia così?

Qui è stato proprio un... [entrare in risonanza col disegnatore di riferimento.] Ma anche adesso, io non ho un disegnatore di riferimento e mi pare di fare delle belle storie comunque. Secondo me qui nasceva così. “Cosa ti piacerebbe disegnare? ”, chiedevo a Giorgio. Ad esempio questa qui del bombardiere, l’eroico smemorato, è proprio nata così. “Mi piacerebbe tanto disegnare un aereo…” C’era il periodo della Collana Eroica, ti ricordi? Cavazzano mi dice: “Facciamo la storia così”. Allora io inventavo un pretesto.

Io faccio anche dei corsi di fumetto, ogni tanto, e mi chiedono: “Ma come si fa? ” Mah, non c’è un modo, io dico! Francamente non lo so come si fa a pensare queste cose qua! Io credo che la regola fosse quella di partire dalla fine, nel senso di mettere i personaggi in una situazione assurda e poi inventare come ci sono entrati e come ne escono. Prima li metti, non so, in un sottomarino: Paperino e Paperoga dentro un sottomarino atomico; adesso vediamo come ci sono entrati, allora chiaramente lì partivi dalle caratteristiche di Paperone, che deve dare l’incarico. E poi vediamo come uscirne! E l’uscirne è secondo me quel qualcosina in più che hanno avuto le mie storie, cioè il fatto di trovare qualche cosa strana…però qui francamente non so dire come si fa.

I TL 1007-A, Paperoga e il peso della gloria, 1975.

Io all’inizio facevo molta fatica. Proprio mi arrovellavo! Avevo anche delle procedure meccaniche: non so, andavo in bicicletta, mi mettevo a una certa velocità, era proprio un… condizionarmi. E poi una volta ho letto che “l’addestramento crea il cervello”. Tu fai cinquanta volte la stessa cosa e ti si crea nel cervello una specie di cordone di neuroni per cui tu hai un percorso privilegiato e alla fine le cose le fai bene per quello. Io invece ho sempre ramificato il mio cervello perché mi sono trovato tantissime volte in un punto cieco in cui non riuscivo più ad andare avanti e allora avevo la forza di dire (e facevo proprio uno sforzo per dire) butto via tutto e ricomincio da capo.

Butto via tutto, proprio tutta la storia e ne faccio un’altra?

No, non tutta la storia! Diciamo così, a me piaceva molto come ci ero arrivato però poi mi portava in un punto cieco. Allora dovevo buttare via quella cosa che mi piaceva. Poi ne veniva fuori una altrettanto (o più) bella. Per esempio, quando tu studi e fai qualcosa e ti accorgi di essere arrivato a un punto morto, allora bisogna veramente avere il coraggio di dire “No, questo non lo considero, ricomincio, vediamo da un altro punto di vista”. In un certo senso anche creare storie a fumetti è una scuola di vita. La mia fortuna è stata quella di poter riversare in un prodotto fruibile anche da altri quello che in realtà sono poi esperienze che abbiamo tutti. Non so, litighi con la moglie o la morosa, e ti accorgi a un certo momento che ti sei messo in una situazione insostenibile. Allora devi avere il coraggio di mandar giù qualcosa o riconoscere che hai sbagliato e devi ricominciare. Non è vero? È la stessa cosa, sai! Ripeto, secondo me la mia fortuna è stata quella di poter riversare queste esperienze in un prodotto che è arrivato al momento giusto nel posto giusto.

La Disney aveva questi personaggi che si prestavano: anche Paperoga, per esempio, non l’ho inventato io. Diciamo che io e Cavazzano lo abbiamo preso e lo abbiamo portato avanti, sviluppato, però era un personaggio già bello! Ho un ambiente, ho delle motivazioni, il Paperone che manda Paperino e che deve essere sparagnino, poi l’idiota totale… io credo che veramente il patrimonio di questi personaggi sia proprio questo, questa possibilità di essere qualsiasi cosa.


Le immagini tratte dai fumetti disneyani sono © Disney. Le fotografie sono © Francesco Stajano.

9 comments:

Unknown said...

Fantastica intervista, si nota tutto l'entusiamo degli inizi nelle risposte di Pezzin :)

Aspetto con impazienza la seconda parte (spero non ultima ;))

Giacomo Michelon said...

Uno dei grandissimi.
Se faccio il fumettaro in buona parte è per "colpa" dell'accoppiata Cavazzano - Pezzin, bell'intervista, complimenti.

Frank said...

@Eljer:

Grazie mille! Infatti il mio compito come intervistatore è proprio quello di creare l'atmosfera in cui possono venir fuori i tesori che SO che l'intervistato ha dentro... perché un conto è l'intervista blanda a domanda/risposta e un altro è quella dove l'intervistato si entusiasma di quello che racconta!

La seconda parte arriverà presto e non sarà certo l'ultima. Il meglio deve ancora venire!

Frank said...

@Giacomo:

Grazie dei complimenti! Condivido naturalmente, come evidente dall'intervista stessa, l'apprezzamento per entrambi gli autori e mi fa piacere sapere che abbiano ispirato la tua carriera.

Davide said...

Intervista interessantissima, sentirla dalla viva voce poi è davvero il massimo.
Personalmente sentire Pezzin che legge le sue battute non ha prezzo!
Attendo la seconda parte!

Gingerin Rogers said...

Grazie Frank per tutti questi lavori che fai per noi fumettofili :-)
Appena ho un po' di tempo mi ascolto l'intervista di Pezzin...

Dippy Dawg said...

Bellissimo l'audio dell'intervista: leggere va bene, ma sentire direttamente la voce è un'altra cosa!
Poi, è come dici tu: si percepisce l'entusiasmo di Pezzin nel raccontare le proprie esperienze!

PS: tutto ciò mi ha ricordato che c'era anche un'"intervista" ad Abramo Barosso, fatta da U Giancu più di un anno fa... ci sono notizie?

Frank said...

@Davide & Dippy:

Infatti! Il motivo per cui aprii questo podcast fu proprio questo, cioè il notare quanta emozione in più si riusciva a trasmettere presentando un'intervista non solo come testo ma con la viva voce dell'autore intervistato.

Frank said...

@Dippy:

sì, verissimo, ho ancora in canna Barosso nonché Chendi e molti altri fra i migliori autori Disney, incluso parecchio altro Rosa (quello che avete sentito finora era solo l'inizio) e il mitico Cavazzano! E altri altrettanto degni.

Puoi "abbonarti" col pippolino dei "followers" e vedrai che, se hai pazienza di aspettare i miei ritmi, diciamo così, geologici, non te ne pentirai. Questo podcast non esce molto di frequente (anzi, questo mese è già una anomalia!) ma cerco sempre di far sì che ogni post sia una bella sorpresa per chi ama questi nostri fumetti.